Ontologia è….
Cominciamo subito col superdifficile, così poi andiamo in discesa.
Ontologia è, in filosofia, lo studio dell’essere in quanto tale e delle sue categorie principali.
In informatica, invece, è rappresentazione formale, condivisa ed esplicita di una concettualizzazione di un dominio di interesse.
In logica matematica è una teoria assiomatica del primo ordine esprimibile in una logica descrittiva.
Ontologia non è…
Mi scusino i non veneti ma proprio non posso esimermi dall’alleggerire la lettura facendo riferimento al prefisso: “onto-“, che significa: “estremamente sozzo e laido; untuosamente sporco”.
Assicuro che l’ontologia non è discorrere di roba onta.
A chi può interessare?
L’interrogativo, viste le premesse, è giustificato ma la risposta è brutalmente breve: consapevolmente o inconsapevolmente, l’ontologia è qualcosa con cui tutti noi umani abbiamo a che fare, anche piuttosto frequentemente.
In pratica, di che si tratta?
Ogni qualvolta cerchiamo di organizzare le idee o facciamo lo sforzo per intenderci con qualcun altro, lavoriamo con i concetti. Quando lavoriamo su questopiano, possiamo dire che stiamo lavorando sul piano ontologico.
Che legame c’è tra ontologia e consulenza?
I consulenti, in quanto dispensatori di consigli (saperi, buone pratiche, metodologie…) sono operatori della conoscenza. L’ontologia è il loro elemento.
Un consulente non è un formatore o non è solo quello, sia chiaro! Per esser degnamente chiamato “Consulente”, oggi si chiede al professionista di svolgere un compito di accompagnamento in fase attuativa di progetti di cambiamento personale o organizzativo.
Per questa ragione, spesso i consulenti finiscono per assumere anche ruoli di capo-progetto.
Ma anche quando il consulente, com’è auspicabile, passa all’atto pratico, resta profondamente e costantemente connesso alla concettualizzazione di riferimento, che ha introdotto e che è sua responsabilità fermamente indicare come faro per orientare il fare.
Quando si entra dentro un sistema vivo, come la sfera personale o l’organizzazione aziendale, esso è da considerarsi, non più complicato, bensi complesso. Lavorarci comporta rischi. Anche il consulente ingaggiato può compromettersi. L’ontologia è un antidoto contro il disorientamento: fornisce chiarezza di pensiero, consapevolezza, condivisione, assunzione partecipativa di responsabilità, collaborazione.
…infine parliamo di ontologia ed integrazione
Il progresso culturale, lo sappiamo bene, sta galoppando sia (da tanto) dal punto di vista tecnico-scientifico, sviluppando il sapere sulle cose e sul fare; sebbene dopo un po’ di latenza, ha iniziato a correre anche sulla pista “umanistica“, del sapere inerente le persone, le relazioni, le comunità e della società. Si pensi per esempio al tema dell’intelligenza emotiva.
Si parla di iperspecializzazione. Ciò che qualche anno fa poteva esser gestito da un solo consulente, ora richiede la partecipazione di più persone perché ciascuna di loro è riuscita a tenersi al passo con i tempi su uno solo dei filoni evolutivi del sapere che qualche anno fa erano indistinti.
Ma la persona o l’azienda è un sistema intero, unitario. Se si deve apportare un cambiamento, va gestito complessivamente, cioè comprendendo tutta la complessità del sistema.
Il caso estremo è quello della sicurezza. Puoi blindare un edificio ma se poi la tua prassi non prevede un controllo doppio per evitare che il portone venga lasciato socchiuso…
Dunque non basta un esperto di teanche costruttive ma occorre, nel nostro esempio, prestare attenzione alle prassi delle persone. Il ricorso a più consulenti è una necessità ordinaria.
Ma costa. Addirittura, costa più della somma dei costi dei singoli consulenti se si aggiunge l’attività di allineamento tra loro affinché operino in modo coordinato.
Come rendere economicamente sostenibile l’ingaggio di più consulenti?
Rivolgersi a chi fa consulenza interdisciplinare, cioè multidisciplinare ed integrata!
Le organizzazioni che erogano consulenza multidisciplinare integrata sono costituite da soggetti che collaborano stabilmente, per cui il loro operato diventa, progetto dopo progetto, efficace, efficiente e controllato.
I consulenti integrati accrescono reciprocamente i propri saperi, previo uno sforzo ontologico per creare ponti tra schemi mentali talvolta anche profondamente diversi.
Per riconoscere organizzazioni realmente impostate sulla consulenza integrata, si devono cercare segni di stabile collaborazione e referenze a progetti incentrati su tematiche di confine tra discipline tradizionali.
Tanto per fare un esempio: nel confine tra consulente manageriale e consulente informatico troviamo progetti inerenti la governance: serve un buon sistema informatico per connettere tutti i nodi dell’organizzazione aziendale in modo che qualcuno abbia la visione d’assieme e possa manovrare il timone mentre chi è sul pezzo possa lavorare leggendo la propria vicenda all’interno della narrazione aziendale e possa fungere da sensore per chi ha il timone.
Ti lascio con una domanda.
Chi orienta la nave?
Il timoniere o la vedetta?
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